Orsara di Puglia

Il borgo è situato sul versante settentrionale del torrente Cervaro, sulla sinistra idrografica del torrente, e vi si accede agevolmente da Troia, seguendo la strada provinciale n° 123. Il nome e l’immagine araldica dell’orso effigiata sullo stemma cittadino rimandano alla fauna selvatica che un tempo popolava i lussureggianti boschi della zona. Ancora oggi l’aria salubre e le colline verdeggianti sono il richiamo per gradevoli escursioni nel territorio circostante.

L’abitato si estende degradante sulle pendici di Monte San Marco; le strette stradine lastricate del centro storico offrono scorci suggestivi di architettura spontanea impreziosita da pregevoli episodi monumentali. Tra questi il complesso abbaziale sorto attorno alla Grotta di San Michele. Il sito è tra i più antichi in Capitanata dedicati al culto dell’Arcangelo; collegata alla Grotta sorse nel XI secolo l’imponente chiesa dell’Annunziata, dal profilo nitido e squadrato, originariamente dedicata alla SS. Trinità, poi a Sant’Angelo e Santa Maria. L’edificio, caratterizzato dalla presenza di due cupole di cui una ellissoidale, risalirebbe al XII secolo ed è riconducibile a simili esperienze architettoniche testimoniate sul Gargano.

Oggi l’accesso alla Grotta avviene dalla chiesa di San Pellegrino, edificata nel 1527 ma quasi interamente rimaneggiata nel secolo scorso. Annessa al Sacro Speco di Orsara sorgeva l’abbazia di Sant’Angelo, provvista di una foresteria per ospitare i pellegrini. La struttura, occupata prima dai Basiliani e poi dai Benedettini, passò nel 1229 alle dipendenze dei Cavalieri di Calatrava, assumendo il rango di casa-madre dell’Ordine spagnolo in Italia; da qui e dalla chiesa provengono numerosi frammenti collocati nella chiesa di San Nicola e nel Museo Diocesano. Tra questi i più interessanti sono un leone stiloforo e una colonnina in pietra, probabilmente componenti di un pulpito romanico, un prezioso calice in argento di epoca medievale, una coppia di leoncini stilofori e due capitelli.

Dopo alterne vicende, nel XVI secolo, durante il dominio della famiglia spagnola dei Guevara, una parte della struttura fu trasformata in dimora baronale. Ai Guevara sono attribuiti anche l’ampliamento della bellissima Fontana Nuova affacciata su Piazza Mazzini e l’edificazione del complesso di Torre Guevara, a pochi chilometri dall’abitato, celebre per aver ospitato le battute di caccia dei regnanti borbonici. Altre testimonianze che concorrono a rappresentare l’immagine del borgo sono i tratti delle antiche mura nonché le due porte superstiti, Porta Greci e Porta Nuova, che documentano l’andamento dell’originario impianto urbano.

Completano la ricognizione storica alcune chiese quali la Madonna della Neve dell’XI secolo, la chiesa di S. Giovanni Battista, il Monastero di S. Domenico dell’XI secolo e la Parrocchiale dedicata a San Nicola. Al suo interno si custodisce un monumentale Calvario in pietra a due facce. L’opera, originariamente dipinta, risale al XVI secolo e rimanda al contesto della corte aragonese di Napoli ispirata ad esperienze di matrice francese.

 

DA VEDERE

In paese
La Grotta di San Michele con le adiacenti chiese. La Chiesa di San Nicola di Bari con il prezioso Calvario in pietra e statue di scuola napoletana. La Fontana Nuova (XV-XVII sec.). Il Museo Diocesano. Il monastero di San Domenico che ingloba resti della cinta muraria.

Nei dintorni
A circa 7 chilometri dall’abitato i ruderi maestosi di Torre Guevara (XVIII sec.), tenuta nobiliare di caccia. Il bosco Acquara e l’area attrezzata in località Trainera.

APPUNTAMENTI
  • Festa di San Michele l’8 maggio e il 29 settembre con processione.
  • Seconda domenica di giugno sagra dell’asparago di Borgo Giardinetto.
  • Festa di Sant’Antonio il 13 giugno.
  • Festa del vino l’ultima domenica di giugno.
  • L’ultimo fine settimana di luglio Orsara Jazz, importante rassegna musicale con musicisti di richiamo internazionale.
  • Il 5 agosto festa della Madonna della Neve.
  • Il 1° novembre Fucacoste e Cocce priatorie, grande festa per commemorare i defunti con falò e zucche decorate.
Roberta De Iulio