La Transumanza
L’identità del territorio della Daunia si riconosce nella figura del mitico Dauno, il re eponimo giunto dall’Illiria, che Orazio descrive “povero d’acque” regnante sui popoli contadini. Terra, dunque, di contese e conquiste, che il poeta qualifica per l’azione ostinata dei suoi abitanti contro l’implacabile siccità e, al tempo stesso, per la presenza di una natura dal carattere, a tratti, prepotente e impetuosa. È questo, infatti, che la storia geografica di questa parte di Puglia ci racconta: una contesa antica e ancestrale per sottrarre alla natura lembi da destinare allo spazio rurale, la terra “addomesticata” per ricavarne raccolti o pascoli e, di conseguenza, sostentamento.
Di questa eterna lotta restano i segni di una civiltà millenaria, che nel corso della storia ha plasmato la vasta pianura e i rilievi ondulati delle colline della Daunia. È la civiltà rurale, che ha accompagnato le popolazioni umane sin dal loro primo apparire in questi luoghi. Dalle geometrie delle centuriazioni romane, ai filari dei muretti a secco, dai tracciati degli antichi tratturi fino alle trame disegnate dalle moderne attrezzature agricole, questi segni raccontano l’intimo legame dell’uomo alla sua terra e il complesso sistema di connessioni geografiche e storiche che hanno contribuito alla costruzione del paesaggio. Un paesaggio che conserva ancora intatti episodi sparsi che compongono nella loro coralità l’immagine culturale e visiva del territorio locale. Splendide e nobili masserie, fontane scolpite nella pietra che captano l’acqua di freschissime sorgenti, borghi rurali, piccole chiesette e, ancora, cippi viari, croci scolpite, cappelle solitarie, taverne dirute e ponti in pietra offrono le infinite variazioni con cui l’estro di artigiani, contadini e pastori ha risposto alle necessità del vivere quotidiano. Apparizioni spontanee e fugaci che emergono dal fitto delle selve, folte e rigogliose o, solitarie, su una lieve altura.
Un mirabile esempio di “convivenza civile” con l’ambiente naturale, alcune volte temuto, ma sempre rispettato, verso il quale gli antichi sistemi rurali mostrano una deferenza quasi sacrale. Ed è così che, molto spesso, le tradizioni, il folklore e le pratiche cultuali ricercano, attraverso la forma del rito, la conciliazione tra l’uomo e i ritmi naturali segnati dalle stagioni. Variamente diffuse, infatti, sono le testimonianze della cultura materiale, dalla preistoria all’età moderna che, a livello antropologico, rivelano l’indissolubile legame tra l’uomo e le forze della natura. Sono santuari e figure apotropaiche legati al culto delle acque e della terra, destinati a propiziare la fertilità dei raccolti. O, ancora, statuette votive ed evidenze archeologiche che rimandano al mito di Ercole, divinità italica legata alla civiltà pastorale, che spesso fa la sua comparsa nei territori interessati dalla transumanza. Più tardi, con la cristianizzazione, le forme del culto pagano si declineranno nel nuovo sentimento religioso, particolarmente rivolto a santi come, ad esempio, Sant’Antuono – Sant’Antonio Abate – la cui festività in molti centri è animata dall’accensione di fuochi propiziatori per la nuova annata agraria.
La seconda guerra punica, alla fine del III secolo a.C., segna l’inizio della romanizzazione della Daunia. Centrale è per la nuova organizzazione politica e amministrativa il ruolo svolto da Lucera, colonia romana dal 314 a.C. Sin da ora si consolida la funzione, che manterrà fino a tutto il Medioevo, di roccaforte per il controllo della Puglia settentrionale. Monte Albano, frequentato con continuità dall’epoca neolitica, diventa il perno del sistema difensivo che trova nel cordone appenninico una frontiera naturale con i territori del Sannio. È per tale ragione che i Monti Dauni diventano teatro di diversi scontri, talora sostenendo la parte avversaria e attirandosi le azioni repressive dei Romani. In questo quadro si inserisce la distruzione degli oppida rimasti fedeli ai Sanniti, tra cui Vescellium nei pressi di Roseto. Fondamentale, inoltre, diventa la funzione della rete viaria, con particolare riferimento alla via Traiana, che assicurava i collegamenti tra Benevento e i porti della Puglia sud-orientale. È legato, ad esempio, proprio al tracciato di questa arteria, lo sviluppo urbano in età imperiale di Aecae, nei pressi dell’attuale Troia, che diventerà una delle prime diocesi della Daunia.
Altrettanto significative sono le tracce, che rimandano ad un passato più recente, di insediamenti rurali tardoantichi, come San Giusto sulle sponde del Celone (oggi sommerso dall’invaso di Capaccio), che mostrano un’articolata organizzazione dei sistemi produttivi, con uno sfruttamento delle risorse assolutamente razionale. A partire da questa epoca, fino all’Alto Medioevo, tutta l’area della Daunia nord-occidentale è interessata da insediamenti sparsi, piccoli casali per lo sfruttamento delle campagne. È in questo periodo che inizia il processo di cristianizzazione della Daunia che vede il fiorire di diverse diocesi che culminerà nella costruzione di maestose cattedrali.
Intanto, con il progredire dei secoli, nella narrazione degli avvenimenti si affermano alcuni protagonisti: cavalieri, principi, feudatari, imperatori, monaci e autorità ecclesiastiche che, con la loro apparizione, redigono i capitoli principali della storia della Capitanata. È la storia delle grandi dinastie e dei vari dominatori: bizantini, longobardi, normanni, svevi, angioini e aragonesi, fino ad arrivare, dopo il periodo del Viceregno spagnolo, ai Borbone. Delle loro gesta e vicende restano le testimonianze documentali e, soprattutto, le emergenze architettoniche, veri poli d’attrazione dei borghi urbani e delle campagne circostanti. Le cattedrali di Lucera e Troia, il complesso monumentale di Orsara, i palazzi baronali, la possente torre medievale di Castelluccio Valmaggiore, i resti suggestivi della torre di Tertiveri, poco distante da Biccari, e, ancora, i castelli, maestosi e severi, dove si tessono alleanze, intrighi e relazioni, rappresentano le pagine più nobili di questa narrazione, memoria di un patrimonio di grande pregio.
Roberta De Iulio