L'acqua e la pietra
Molti dei centri dei Monti Dauni trovano giovamento dalla ricchezza delle sorgenti e in special modo dai corsi d’acqua che a valle rigano con il loro andamento sinuoso il Tavoliere. A partire da quelli a carattere torrentizio, come il Celone, il Cervaro, il Salsola o il Vulgano, fino ad arrivare al fiume Fortore, che con l’Ofanto è tra i fiumi maggiori della Puglia, questo articolato sistema ha determinato la geografia insediativa della Daunia ed oggi disegna la mappa dei luoghi a maggior indice di biodiversità. Tuttavia, oltre che alla fertilità dei territori rurali e alla elevata biodiversità degli ecosistemi, i fiumi hanno dato impulso anche a vere e proprie attività produttive, quali la produzione di laterizi e la molitura.
Diversi sono, infatti, i resti dei mulini rintracciabili lungo il Celone e il Cervaro. Una ricerca del 1983, aggiornata nel 2004, individuava sulle sponde del Celone ben 15 mulini e altri 5 sui torrenti affluenti. Oggi il complesso sistema di mulini, molti dei quali ridotti a rudere e nascosti dalla vegetazione, costituisce un vero esempio di archeologia industriale, che attende ancora un progetto di recupero reso complesso dalla difficoltà di dialogo tra proprietà privata e istituzioni. Qui, tra i vari marchingegni colpiscono le possenti macine realizzate con la pietra cavata nella vicina “petrera”. È forse questo il caso che più di tutti rimanda al binomio acqua – pietra che trova altre significative interpretazioni nelle fontane che abbelliscono questo e altri borghi vicini.
Vincenzo Rizzi